martedì 20 aprile 2010

CANE PRELATO E MADONNA GRIFFATA. LA MOSTRA DISSACRANTE DI ALTAVILLA VICENTINA

Alla galleria Atlantica di Altavilla la personale del dissacrate milanese De Molfetta. Il gallerista Rigon: «Le sue opere sono richiestissime»


di Giulio Todescan per Corriere Veneto

















La madonna di De Molfetta ha un velo Vuitton


ALTAVILLA VICENTINA (Vicenza)—E’ considerato l’enfant terrible della scultura italiana contemporanea: Francesco De Molfetta, prolifico artista milanese trentenne conteso dalle gallerie italiane (in questi mesi espone a Milano, Roma e Bari), ha inaugurato venerdì 16 aprile una mostra personale alla galleria Atlantica di Altavilla, alle porte di Vicenza, aperta fino al 22 maggio. Con due pezzi forti inediti e piuttosto corrosivi: «Lourdes Vuitton» è una Madonna che, mani giunte e occhi al cielo, indossa una tunica di pelle firmata da capo a piedi con la nota sigla «LV»; «Vaticane» è una sorta di Minotauro formato da un cane bronzeo la cui testa è una scultura di un prelato con tanto di mitra vescovile. «Sono pezzi unici, e faranno parte di un catalogo che uscirà il mese prossimo - racconta il giovane gallerista, Paolo Rigon -. De Molfetta ama dissacrare i simboli del consumismo contemporaneo, decontestualizzando oggetti kitsch e costruendo un’opera spesso su un cortocircuito tra parola e immagine. Ma alla base c’è una manualità finissima: la Madonna è una scultura originale d’epoca, recuperata e ridipinta, mentre la tunica firmata non è stampata, ma dipinta lettera per lettera. Così come il cane, un calco in bronzo del cane dell’artista stesso, mentre la testa di vescovo è un paramento sacro recuperato». Entrambe le opere hanno già ricevuto diverse offerte di acquisto. Di simbologie allegramente demolite ce ne sono anche altre, nel mondo ludico dello scultore: c’è un’insegna «Alitaglia» dipinta sulla tela, lacerata da un modellino di aereo giocattolo in picchiata (un pezzo del 2008, quando si era in piena crisi Alitalia). E poi piccole sculture che riproducono in scala naturale gli oggetti del consumismo, «abitati» però da un’orda di omini lillipuziani creati uno a uno da De Molfetta. Come il brodo Star che ospita una coppia in atteggiamenti molto intimi, ed è ribattezzato porno-Star. Ironico, ma proprio per questo in linea con lo spirito provocatorio di De Molfetta, è anche che la galleria Atlantica abbia la sua sede in un edificio di uffici nell’anonima zona industriale di Altavilla Vicentina, fra autostrada e ferrovia. «Non è così facile lavorare in un paese così piccolo, ma ultimamente a Vicenza e dintorni qualcosa si muove nel mondo dell’arte. Il problema è che a volte si espongono artisti di rilievo italiano o internazionale e nessuno ne parla, nessuno lo sa» racconta Rigon. Alla parete c’è un neon, opera di De Molfetta, che illumina alternativamente le parole «Christies» e «Crisi». «E’ un’opera sarcastica, ma non vera - sorride il gallerista -. Se c’è un settore dove la crisi non si sente, è proprio il mercato dell’arte».

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